Acqua da bere e da “mangiare”

Per raggiungere e mantenere uno stato di benessere fisico è di fondamentale importanza assumere adeguati quantitativi di acqua sana e pura, direttamente attraverso il semplice gesto del bere o, indirettamente, attraverso la ritenzione dei liquidi di cottura degli alimenti o della componente liquida di quest’ultimi.

Il ciclo dell’acqua è un meccanismo essenziale per l’equilibrio di ogni ecosistema presente sul nostro pianeta, esso regola le funzioni bio-chimiche e fisiologiche del nostro organismo come quello di ogni essere vivente. Il regolare espletamento delle funzioni vitali dipende dagli apporti di acqua che ripetutamente nel corso della giornata devono essere introdotti nel nostro organismo al fine di assicurare un corretto metabolismo dei liquidi e garantire un positivo bilancio idrico. In questo senso la qualità dell’acqua riveste un ruolo determinante sulla qualità della nostra vita.

Recenti stime indicano che sempre più persone, circa 8 su 10, evitano di bere acqua potabile di rete erogata alle utenze domestiche temendo i livelli allarmanti di inquinanti in essa sempre più frequentemente riscontrati. Gli effetti dannosi che possono conseguire dall’assorbimento delle sostanze nocive disciolte nell’acqua del rubinetto, quali l’arsenico, il cloro, i nitrati, i fosfati ecc., inducono i consumatori ad acquistare crescenti quantità di acqua confezionata, di marche tanto note quanto pubblicizzate. Il paradosso di tale scelta risiede nel fatto che gli stessi consumatori non sembrano dimostrare analoga sensibilità quando si tratta di utilizzare l’acqua per cuocere le pietanze da portare in tavola, o magari soltanto per preparare il tè o il caffè. Molti sono convinti che per eliminare i rischi per la salute sia sufficiente portare l’acqua ad ebollizione, ma per la verità si tratta di una erronea convinzione.

La cosiddetta “disinfezione termica” dell’acqua, infatti, può ridurre i rischi connessi alla potabilità solo in relazione alla presenza di eventuali agenti patogeni (microrganismi, batteri, miceti, ecc.), ma non esplica alcuna efficacia, invece, in rapporto al rischio – di pari se non maggiore gravità – costituito dalla presenza di sostanze chimiche nocive. Anzi, il processo di ebollizione, aumentando la concentrazione degli inquinanti, accresce il grado di pericolosità dell’acqua che risulterà, quindi, tanto più nociva quanto più sarà utilizzata nella cottura degli alimenti e da questi assorbita (pasta, minestroni, brodi, verdure, ecc.) Ricordiamoci che noi siamo anche ciò che beviamo!